FAQ

  1. Siete un asilo? No. Comunemente un asilo è considerato un servizio pubblico e/o privato che esula dalla scuola dell’obbligo in cui personale titolato gestisce quotidianamente bambini dai 2/3 ai 6 anni. Chi coordina e dirige, coadiuvato dal proprio personale, riceve mandato dalle famiglie di occuparsi dei propri figli per un numero stabilito di ore al giorno e, per le scuole paritarie e private, previo versamento di una retta mensile. Solitamente in un servizio così organizzato corrisponde la totale delega dell’organizzazione e della responsabilità da parte dei genitori nei confronti del servizio.
  2. In che senso non siete un asilo e un servizio all’infanzia? Non siamo un asilo e un servizio all’infanzia perché siamo un gruppo di famiglie che organizza in maniera indipendente il tempo quotidiano dei propri figli. Come gruppo di famiglie associate non offriamo un servizio, ma ci auto-organizziamo e ci auto-finanziamo nell’ottica di un processo partecipato di educazione e istruzione parentale (cioè i genitori insieme si occupano in prima linea dell’educazione dei propri bambini senza delegare totalmente a terzi).
  3. Ci si può iscrivere? Proprio perché non siamo un servizio all’infanzia non si tratta di iscriversi e delegare ad occhi chiusi (o quasi). Non esiste un’iscrizione, ma quello che si chiede alle famiglie è scegliere, in maniera più consapevole possibile, di aderire e partecipare alla progettualità entrando a far parte attivamente di una comunità educante in cui ognuno mette il proprio contributo perché il progetto possa esistere ed essere sostenibile.
    L’adesione al progetto avviene tramite un processo di conoscenza reciproca impegnativo così organizzato: uno o più incontri (vis a vis o telefonici) con il referente pedagogico del progetto; lettura approfondita da parte della famiglia del manifesto educativo; confronto e dialogo riguardo al manifesto educativo (dubbi, chiarimenti, paure, cercando di approfondire sempre più nel dettaglio gli aspetti pedagogici); partecipazione (genitore e bambino) ad almeno quattro giornate di quotidianità per toccare con mano e sperimentare il nostro stare in natura con i bambini; incontro di confronto sull’esperienza vissuta e considerazioni reciproche. Al termine di questo percorso, ci sono maggiori elementi perché la famiglia possa scegliere con consapevolezza se aderire o meno alla progettualità. Ciò che chiediamo e che invitiamo a prendere è una scelta consapevole.
  4. Qual’è il costo della retta? Per le caratteristiche evidenziate sopra, non esiste una retta, ma c’è una condivisione delle spese che il gruppo sostiene.
  5. Cosa si intende per partecipazione attiva delle famiglie? La partecipazione attiva delle famiglie rimanda al concetto di comunità educante. Come ogni gruppo anche nel nostro ci sono ruoli e competenze diverse. Ogni famiglia è però protagonista attiva del progetto, secondo i propri tempi e strumenti, ma nella consapevolezza che non c’è sempre chi fa le cose per gli altri. Nella prospettiva della comunità educante la partecipazione a livello più alto sta nell’impegno di dialogo e confronto indirizzato tanto alla parte decisionale organizzativa quanto a quella di riflessione educativo/pedagogica. La partecipazione si declina poi praticamente anche in tutti gli aspetti vitali per il progetto: turni di presenza dei genitori nella quotidianità, pulizie degli spazi chiusi e dei materiali, gestione assicurazione, contabilità…e tutto ciò che serve per la sostenibilità del progetto.
  6. Perché è prevista la presenza dei genitori durante la giornata? È obbligatorio? La presenza dei genitori durante le giornate è prevista perché siamo un gruppo di famiglie che vuole partecipare e crede nello stare con i propri figli. Crediamo nella presenza dei genitori come risorsa, occasione, piacevolezza, scambio. Sia per i bambini che per noi adulti. Purché anche su questo aspetto ci sia consapevolezza e desiderio di mettersi in gioco, dialogare, formarsi ed imparare insieme.
    É obbligatoria la presenza con i propri figli? No. Non è una necessità, ma un’occasione. La partecipazione attiva nel progetto non è vincolata al solo aspetto di presenza con i bambini.
  7. Che bello stare sempre fuori, ma se piove? e se fa freddo? Abbiamo scelto di avere anche uno spazio al chiuso dove poter stare in caso di necessità o desiderio dei bambini e degli adulti. Ma il 90 % del nostro tempo lo trascorriamo fuori. Siamo ben attrezzati per resistere ed affrontare anche pioggia e freddo. Adulti e bambini hanno tutine da pioggia e stivali. Nel bosco capanne e teli da pioggia ci aiutano in alcune circostanze. In inverno invece ci vestiamo a strati a seconda delle temperature e dove possibile il nostro amico fuoco ci viene in soccorso.
    Famosi educatori dei paesi del nord Europa sono soliti dire che non esiste buono o cattivo tempo, ma buono o cattivo equipaggiamento. Quindi a differenza di quanto solitamente si dice in Italia, una giornata di pioggia può essere una bellissima giornata!
  8. Ma stando nel bosco i bambini non si perdono? Per stare nel bosco in sicurezza abbiamo costruito e condiviso con i bambini alcune semplici regole che, proprio perché discusse e decise con loro, vengono rispettate. Negli spazi naturali che viviamo ci diamo sempre anche dei confini oltre i quali è sempre necessaria la presenza degli adulti. Per noi la sicurezza passa tanto anche dalla conoscenza, dalla condivisione e dalla consapevolezza che questa genera. E soprattutto abbiamo constatato con mano che l’idea che i bambini lasciati liberi in natura siano delle palline impazzite è falsa!
  9. Con il fiume vicino, non c’è il rischio che i bambini ci si buttino dentro? Il fiume è sicuramente un elemento importante e rilevante del nostro stare in natura. È sicuramente un elemento di rischio, ma, come già scritto attraverso la conoscenza e la gradualità di avvicinamento lavoriamo sullo stare nel bosco in sicurezza, anche rispetto al fiume. E anche in questo caso abbiamo constatato con mano che l’idea che i bambini vicino ad un corso d’acqua si comportino come lemmings non trova molti riscontri.
  10. Se i bambini fanno sempre quello che vogliono, come fanno ad imparare a stare con gli altri e rispettare le regole? La libertà che vogliamo far sperimentare ai bambini non è da intendersi come anarchia e assenza di regole e limiti. La libertà agita in un gruppo che è altrettanto libero diventa una libertà che per forza deve fare i conti con l’altro. In questo contesto i bambini provano una libertà che è sempre calata in un contesto ed in un gruppo con i quali non è possibile far finta di niente.
    Regole e limiti ci sono anche in un contesto così libero. In questa situazione però sia le regole che i limiti sono costruiti, discussi, condivisi in un processo dialogico e di riconoscimento personale che facilita poi accettazione e rispetto degli stessi.
  11. Quando i bambini dovranno andare alla scuola primaria avranno difficoltà arrivando da questo contesto? Un’esperienza di immersione in natura non è solo arrampicarsi sugli alberi o rincorrere farfalle. Nei nostri due manifesti educativi forniamo della bibliografia per chi volesse approfondire. Nella letteratura pedagogica sono ormai diversi gli studi che riportano dati in merito a quali competenze vengono toccate da un’esperienza così incentrata sulla natura e su un approccio pedagogico esperienziale e libertario. Ogni bambino inizia il proprio nuovo percorso con il proprio zainetto e di conseguenza con gli strumenti che gli possono permettere di affrontare la nuova situazione. Noi pensiamo di fornire ai bambini quegli attrezzi che possano permettergli di stare anche in situazioni estremamente diverse da quelle che hanno vissuto nei mesi e negli anni prima.
  12. Si fanno i pregrafismi e si lavora sui prerequisiti in vista della primaria? In linea con il nostro approccio, non ci sono momenti strutturati e obbligatori in cui i bambini di 5 anni sono impegnati in attività di questo tipo. Partendo però dagli interessi dei bambini e dal loro naturale sviluppo è possibile che si creino occasioni e situazioni di supporto ai primi approcci con lettura, scrittura e logica/matematica. In altre forme e con altri modi.
  13. Come funziona il pranzo? C’è un momento della giornata dedicato? Abbiamo deciso che ogni genitore possa gestire in autonomia l’alimentazione dei propri figli secondo un’educazione alimentare che può essere diversa da famiglia a famiglia. Per questo ogni giorno i bambini portano nel proprio zainetto il pranzo preparato a casa da mamma o papà. Ci siamo dotati di comodi thermos o contenitori simili che permettono di ottimizzare spazi e temperature. E spesso queste diversità emergono in confronti interessanti sull’alimentazione tra i bambini stessi  e tra i genitori come spunti e conoscenza reciproca. Oltre al pasto principale i bambini solitamente hanno anche delle merende da consumare durante la giornata. Siccome spesso la condivisione del cibo (e delle merende in particolare) è un’azione che piace ed impegna i bambini anche come scoperta e/o sperimentazione, abbiamo deciso come gruppo di privilegiare per le merende verdura, frutta, frutta secca e limitare il più possibile snack e dolci. Ma i compleanni li festeggiamo nel bosco come si deve, possibilmente con dolci fatti in casa!
    Nella nostra giornata non c’è un momento specificatamente dedicato al pranzo. In un percorso di autonomia e autoconoscenza che vogliamo promuovere per i bambini abbiamo deciso di lasciare la scelta di quando mangiare liberamente ai bambini in funzione dei loro bisogni, stati d’animo e situazioni di interesse. I bambini hanno sempre accesso al loro cibo e decidono in autonomia come e quando usufruirne in un percorso di autoconsapevolezza di sé che viene sostenuto e facilitato dall’adulto accompagnatore a seconda del bambino specifico, dell’età e del dialogo con la famiglia.